Questo è il posto dove vi parlo della storia dietro il libro per bambini . “L’ascensore”, edizioni Verba Volant scritto da Daniele Bergesio e illustrato dall’ucraina Olha Muzychenko.
L’ascensore: la casa editrice Verba Volant ci stupisce ancora
L’ascensore è un cartonato dal formato nuovo, “a salita” (non a caso questa casa editrice mi aveva già rubato il cuore con i suoi Libri da Parati), scritto da Daniele Bergesio e illustrato dall’ucraina Olha Muzychenko.
Si tratta di un albo illustrato sul tema della scoperta di sé.
Primo piano, secondo piano, terzo piano, ad ogni fermata Iris impara qualcosa dai suoi buffi familiari: dalla mamma che la invita a collaborare per le faccende di casa, il ricordo della nonna, lo zio scrittore, il nonno che le racconta i suoi viaggi, il cugino….
Ognuno di loro la coinvolge nella propria quotidianità e Iris inizia così a a scoprire l’importanza delle piccole cose, il piacere della scoperta.
Un libro dal formato unico e inusuale, che replica il percorso dell’ascensore e rivela, piano per piano, cosa accade nella casa e nella giornata di Iris.
Ogni piano una scoperta, ogni piano un personaggio con la sua storia..
ed ecco che piano per piano anche la storia di Iris prende forma.
Le illustrazioni sono delicate e ricche di dettagli, pur mantenendo un aurea “fumosa” oserei dire un pò da sogno.
Un libro tutto da scoprire.
Ho amato esplorare ogni piano e ogni dettaglio con la mia bimba piu grande, ma anche la piccola ne è rimasta affascinata.
Una novità davvero interessante.
L’ascensore intervista all’autore: Daniele Bergesio
Caro Daniele eccoci qui a parlare del tuo ultimo libro: “L’ascensore“, partiamo con la prima domanda:
Come nasce l’idea di questo libro?
Questo per quanto riguarda il lato ‘fisico’ della faccenda.
Quanto tempo è intercorso tra l’dea e la realizzazione del progetto?
Ad ogni piano Iris incontra un personaggio e insieme a lui costruisce un pezzo della sua storia, questo mi fa riflettere sul fatto che tutti noi siamo le storie che viviamo, Qual’è la tua storia? Quando hai incominciato a scrivere libri per bambini?
Dunque, ho iniziato giocando su Twitter – mi occupo di comunicazione sui social di mestiere – con l’hashtag #FavoleTurbo: era la sfida di far stare una storia in 140 caratteri. La prima, che peraltro è rimasta inedita, è quella a cui sono più affezionato:
“C’era una volta un lupo così cattivo che si mangiò persino il narrat”
Fine.
Si vede che adoro Achille Campanile?
Vabbè, comunque: ne avevo raccolte più di un centinaio, era uhm, quando era?
Aspetta che controllo… credo il 2011 o 2012. Favole Turbo è poi diventato il mio primo libro, illustrato da Alessandro Pedarra (collega, amico, vignettista e fumettista fulminante!) e uscito per Leima nel 2016.
Quasi cinque anni dallo scrivere al veder pubblicato: essere tenaci aiuta!
L’anno dopo ho partecipato al Premio Narrare la Parità, votato al combattere gli stereotipi di genere attraverso le storie per bambini, e cavoli, ho vinto!
Così è uscito il secondo libro (Una partita in ballo, illustrato da Francesco Fagnani per Giralangolo).
E poi per fortuna sono riuscito a continuare, spero ancora per un bel po’ perché mi diverto un mondo!
Il libro presenta un formato davvero inusuale, si tratta di un libro in “salita”, ogni piano compone un pezzo della storia, metaforicamente ma anche fisicamente grazie alla struttura della pagine. L’avevi immaginato proprio così o è frutto di un processo di collaborazione con l’illustratrice e la casa editrice?
– Uhm, sembra una gran bella sfida, mi piace. Ma in pratica come sarebbe fatto?
– Ah, non ne ho idea. Mi era venuta così… intanto scrivilo, poi vediamo.
Scrivere per i bambini senza cadere nei cliché e nelle banalità è più complicato di quello che generalmente si pensa, puoi dirci quali sono le difficoltà che uno scrittore incontra nello scrivere una storia rivolta ai bambini?
La prima è la terribile equazione ‘piccoli=sempliciotti’, vietatissima. Non solo hanno tutto il diritto di sapere e capire, ma ne hanno fame.
La seconda è pensare troppo per meccanismi, temere di rischiare troppo. Scrivere per schemi, ricalcare.
La terza è essere pedante, rifilare morali o norme di vita a babbo morto.
Quando scrivo cerco sempre di ricordarmi che in fondo la differenza è solo in ciò che abbiamo vissuto: non siamo altro che bambini che hanno fatto esperienza. Se invece pensi a loro come agli adulti di domani è finita, non ci si diverte più, né tu che scrivi né chi ti legge.
Nei risguardi c’è una dedica, ” a chi riesce sempre a scovare dove si nasconde la luna” e il libro termina proprio con l’immagine di Iris che scruta il cielo con il suo Telescopio, posso chiederti che significato ha questa frase per te e per la protagonista del libro?
Avere voglia di cercarla per riuscire solamente a trovarla, ‘eccola lì!’ indicandola col dito e perdercisi un po’, magari quando è rossa all’orizzonte o quando si mimetizza in un cielo a pecorelle, è una cosa che libera i pensieri e rimette tutto a posto. È tempo per te, tra il gioco e la riflessione.
Mi piaceva l’idea che anche Iris, dopo aver conosciuto se stessa attraverso gli altri, potesse usare quello che riesce a costruire per scovare la luna, che è di tutti ma anche solo tua.